Storie di bambini venuti da lontano

STORIE DI BAMBINI VENUTI DA LONTANO
Quando Anne è arrivata nella nostra scuola, è stata inserita subito nella mia classe. Anne è australiana, parla inglese e a me l’inglese piace molto. Perciò ogni tanto, con Anne, mi faccio delle lunghe chiacchierate nella sua lingua.
Dapprima i suoi compagni mi guardavano stupiti e mi chiedevano scandalizzati: “Angelo, come parli?”. Allora ho approfittato della presenza di Anne per insegnare ai bambini delle canzoncine e delle filastrocche inglesi. E’ stato come impadronirsi di un codice segreto, e adesso seguiamo i progressi di Anne, che sta imparando velocemente l’italiano.
E intanto penso a Nicola che l’anno scorso è arrivato dal Venezuela e a Cynthia fuggita con i suoi dal Perù, e con la quale ho dovuto parlare a lungo in spagnolo per tranquillizzarla. Un giorno Cynthia mi chiese: “Maestro, dicono che io sono una extracomunitaria. Che significa?”. Quando glielo spiegai, Cynthia alzò le spalle e disse: “Tutto qui?”.
Già, tutto qui. E penso a quando avevo l’età dei miei alunni “extracomunitari”. Penso ai loro disagi, alle loro paure, al loro coraggio. Li ebbi tutti anch’io quando vissi nei boschi dell’Auvergne, in Francia, e quando imparai a conoscere il cuore e le periferie di Parigi. Allora feci amicizia con bambini che si chiamavano Pablo, Roger, Said, Denise, Eveline. Qualche bambino francese mi prese in giro solo all’inizio. Ma io non ci feci molto caso. Se tra di loro avevano trovato posto spagnoli, algerini e vietnamiti, di sicuro ci sarebbe stato posto anche per un bambino italiano.
E così fu. Insieme esplorammo boschi e caverne, insieme passammo le notti a rabbrividire sotto le stelle. Ogni tanto pensavo al paese che avevo lasciato, alla campagna dov’ero cresciuto, al muschio che avevo colto per abbellire il presepe immenso di mia nonna. Mi piaceva avere ricordi, rivedere con la mente la mia casa, le vie che la circondavano e la folla che le riempiva nei giorni di festa. Ma ero anche contento di conoscere altri volti, altri luoghi, altri orizzonti.
Perciò accolgo sempre volentieri nella mia classe i bambini che arrivano da lontano con la loro lingua e i loro ricordi. Hanno una storia che nessuno potrà rubargli, così come nessuno ha potuto rubare a me la mia.
Clicca sulla frase " RISPONDI ALLE DOMANDE"
 e per andare avanti clicca sulla freccia azzurra in basso a destra

Commenti

Post popolari in questo blog

COMPITI DI STORIA

COMPITI DI STORIA 20 APRILE